Quello che è mancato una volta di più alla "sinistra" italiana nello scontro elettorale con Berlusconi e Grillo è stata la capacità di convincere la gente. Ovviamente mi riferisco a tutta quella grande massa di persone non già dichiaratamente partigiane.
Bersani e i suoi - come la sinistra italiana in generale - sono da sempre, e ancor di più dal "rubygate" in avanti, legati ad un concetto di morale forte e intransigente, che si espande a tutto il fare politico. In questa campagna elettorale niente promesse, non si è voluto "prendere in giro" l'elettore con dichiarazioni di intenti ammalianti ma poi difficilmente realizzabili.
E' mancata ancora una volta la capacità di capire l'elettore, che invece una prospettiva meno dura del presente la desidera, senza magari credere più di tanto a quello che gli veniva detto, ma almeno sperando che chi avrebbe governato da qui in avanti oltre a voler bene al loro spirito potesse tenere un po' anche ai loro portafogli, sgonfi.
Quello che a sinistra non si riesce a fare è mentire, per vincere. Si può essere moralmente integri interiormente e moralmente meno integri nel costruire il successo. Il PD non è riuscito ad interpretare questa campagna come una vera gara. Una competizione elettorale si vince spostando gli elettori, convincendoli che la propria via politica è migliore di quella dell'avversario, ma in una gara non si può avere paura di attrarre voti, anche scadendo nel populismo.
Il Partito Democratico è giustamente convinto che la politica debba svettare moralmente, che il rappresentante politico debba essere ineccepibile e che le dichiarazioni politiche debbano essere reali, fattibili, non favole. Ma questo in Italia non basta. L'elettore vuole sentirsi corteggiato, e dopo averlo corteggiato devi conquistarlo, anche con la prospettiva di regali al di fuori delle proprie possibilità. E' davvero così ignobile promettere qualcosa che poi non si potrà mantenere solo per vincere? E resta comunque una cosa ignobile sfruttare le promesse, false, per vincere e governare poi bene, a lungo e stabilmente?
Il populismo non è un bene, ma può essere sfruttato. Il PD lo ha relegato a spazzatura, inutilizzabile per fare buona politica. Avrebbe però potuto, e a quanto pare dovuto, usarlo per vincere e poi liberarsene, mostrando le reali capacità e volontà di un partito che potrebbe essere forte ma ha paura di competere sullo stesso piano dei suoi avversari.
L'alternativa al populismo, tra l'altro, ce l'avevano già in casa, ma le primarie non l'hanno nemmeno qualificata.
martedì 26 febbraio 2013
Quello che manca al PD. Moralità formale vs. reale...
giovedì 14 febbraio 2013
Francesco Costa e lo zompo...
In
un pezzo uscito su IL, settimanale del Sole 24 Ore, e disponibile
anche qui
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2013-02-08/dalla-parte-elettore-cambia-163341.shtml?uuid=AbwXAZSH
, Francesco Costa, un po' in difesa di Renzi – difesa non credo
voluta a dire il vero – un po' in difesa dell'elettorato tutto,
spiega perché per l'elettore cambiare partito di riferimento non
debba essere considerato un cattivo gesto.
Ecco
un passaggio dell'articolo – che va letto interamente, sempre: «In
Italia cambiare idea è considerato, nel migliore dei casi, segno di
debolezza e incertezza. Nel peggiore dei casi è considerato
disdicevole, indizio di qualcosa di sospetto. In un Paese in cui ci
si fa vanto di "non accettare lezioni" e si esalta la
"coerenza" come la più grande delle virtù, votare una
volta a destra e una volta a sinistra è considerato non molto
diverso da cambiare squadra del cuore».
Sostanzialmente
Costa ha ragione. Sicuramente il “salto di partito” non è di per
se sbagliato o cattivo, anzi in molti stati votare una volta conservatore e
l'altra progressista è la prassi.
Quello
che secondo me Costa non inquadra bene è il contesto generale. Se è
vero che in Gran Bretagna, tra Partito Conservatore e Partito
Laburista, e negli Stati Uniti, tra Partito Repubblicano e Partito
Democratico, non c'è una distanza ideologica così marcata – anche
se con Obama e Cameron la forbice si è, almeno programmaticamente,
allargata – non credo possa dirsi la stessa cosa tra Popolo delle
Libertà e Partito Democratico.
Sostanzialmente
gli elettori anglosassoni – o scandinavi – sono “tutti”
elettori di centro. Le società molto omogenee non lasciano grandi
possibilità a mentalità alternative, mentre i nostri elettori di
centro, provenienti magari dalla DC, sono comunque ideologicamente
schierati. Già la Democrazia Cristiana detta di sinistra differiva,
in alcuni casi non di poco, dalle misure del resto del partito, e
così gli elettori al seguito.
L'Italia ha una società, ancora, troppo frammentata - con una quantità sterminata di rotture non precisamente politiche che però sulla politica normalmente si ripercuotono, vedi il classico nord vs. sud - perché
un elettore possa considerare due ipotesi intercambiabili, a seconda
del momento. Pdl e PD promuovono due idee di società distanti.
L'elettore non resta della stessa idea per restare coerente, semplicemente non può cambiare idea
perché l'alternativa è troppo distante dalla sua volontà.
sabato 2 febbraio 2013
Maurizio Belpietro e l'astinenza da valeriana...
Oggi
nel suo giornaliero editoriale il direttore di Libero racconta un suo
– inventato, si spera – sogno in cui ipotizza la sparizione di
tutto il centrodestra, compreso Berlusconi ovviamente, e la
persistenza invece dei problemi italiani, anche e soprattutto di
quelli imputati al berlusconismo.
Al
di là del testo di per se, come da consuetudine del “Bel”pietro,
scarno di contenuti e aggressivo nel linguaggio, tutto il significato
dell'articolo è riassunto da poche righe, ossia la nota che
accompagna l'articolo: «Se il Cav e i suoi
scomparissero con un colpo di bacchetta magica, i problemi
dell’Italia sarebbero ancora tutti lì. Anzi, addirittura
peggiorati». E
ancora poi, la frase conclusiva: «E
così ho tirato un sospiro di sollievo, pensando che il Cavaliere i
suoi non erano perfetti, ma gli altri…».
Assolutamente
nulla di nuovo, quindi. E il punto è proprio questo. Da anni ormai
il centrodestra, evidentemente a corto di novità, non fa altro che
cercare di ridurre tutto il dibattito politico all'incapacità
dell'eticamente pulito centrosinistra di essere nei fatti moralmente
superiore – da leggere per esempio anche l'articolo di Guzzanti vs.
Berlinguer sul Giornale.
Anche
ora, invece di provare ad attaccare sui contenuti dello scandalo MPS,
tutto quello che riescono a fare e cercare
di rivoltare contro la parte avversa la “questione morale”.
Come a dire, cambiare è inutile, siamo comunque tutti fatti della stessa, orrenda, pasta...
Come a dire, cambiare è inutile, siamo comunque tutti fatti della stessa, orrenda, pasta...
In
definitiva, quello che si vede è l'elogio
dello status quo, vista l'incapacità
dei contenuti e l'immobilità manifesta dei progetti pro futuro.
venerdì 1 febbraio 2013
Luca Sofri e la crema spalmabile...
In un post su suo blog - http://www.wittgenstein.it/2013/01/31/delinquenti-e-imbecilli/ - Luca Sofri prova a far notare le differenza tra l'aver comprato con i soldi pubblici un barattolo di Nutella e l'aver intascato una gran quantità di denaro per fare spese molto più costose.
Ecco un passaggio del post: «Visto che la storia della Nutella appassiona, definiamole chiaramente, le sue implicazioni: se coi miei soldi ti paghi il SUV sei un delinquente, se coi miei soldi ti paghi la Nutella sei un imbecille. Entrambe le constatazioni sono disarmanti, ma sono diverse (già più grave è che Spreafico si facesse pagare l’affitto di un garage, se è vero: ma allora parliamo di quello, non della Nutella)».
Sicuramente se usi i soldi pubblici per pagarti la Nutella, un Magnum e l'acqua frizzante al bar, viene più da dire cretino che ladro. Ma il punto è un altro. La necessità invocata dalla sinistra quando si chiedeva, più o meno con come provocazione, una legge che non permettesse a chi è anche soltanto accusato di reato di candidarsi ad una carica pubblica, derivava dalla volontà dichiarata di avere una politica moralmente pulita. Si portavano gli esempi di parlamentari inglesi, tedeschi, olandesi, che avevano deciso di dimettersi perché trovati in fallo avendo usato pochi soldi pubblici per poche piccole spese accessorie. Se quindi si deve decidere guardando alla morale (che in questo caso in fin dei conti corrisponde alla legge) chi sia moralmente degno di rappresentare i cittadini - e le istituzioni - e chi no, comprare un SUV o una gazzosa fa poca differenza. Se moralmente integro devi essere tutto ciò che non è "politico" devi pagarlo di tasca sua, altrimenti sul piano etico Spreafico equivale a Fiorito, e non usare due pesi (quando si fanno gli esempi dei politici stranieri) e due misure.
Ecco un passaggio del post: «Visto che la storia della Nutella appassiona, definiamole chiaramente, le sue implicazioni: se coi miei soldi ti paghi il SUV sei un delinquente, se coi miei soldi ti paghi la Nutella sei un imbecille. Entrambe le constatazioni sono disarmanti, ma sono diverse (già più grave è che Spreafico si facesse pagare l’affitto di un garage, se è vero: ma allora parliamo di quello, non della Nutella)».
Sicuramente se usi i soldi pubblici per pagarti la Nutella, un Magnum e l'acqua frizzante al bar, viene più da dire cretino che ladro. Ma il punto è un altro. La necessità invocata dalla sinistra quando si chiedeva, più o meno con come provocazione, una legge che non permettesse a chi è anche soltanto accusato di reato di candidarsi ad una carica pubblica, derivava dalla volontà dichiarata di avere una politica moralmente pulita. Si portavano gli esempi di parlamentari inglesi, tedeschi, olandesi, che avevano deciso di dimettersi perché trovati in fallo avendo usato pochi soldi pubblici per poche piccole spese accessorie. Se quindi si deve decidere guardando alla morale (che in questo caso in fin dei conti corrisponde alla legge) chi sia moralmente degno di rappresentare i cittadini - e le istituzioni - e chi no, comprare un SUV o una gazzosa fa poca differenza. Se moralmente integro devi essere tutto ciò che non è "politico" devi pagarlo di tasca sua, altrimenti sul piano etico Spreafico equivale a Fiorito, e non usare due pesi (quando si fanno gli esempi dei politici stranieri) e due misure.
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