venerdì 29 marzo 2013

"E alla fine vince sempre lui"

Da Il Post: «La situazione è sempre bloccata dal giro di veti venuto fuori dopo le elezioni fra i tre schieramenti che hanno avuto più voti: il PdL è disposto a fare un’alleanza col PD (anche guidata da Bersani, ha detto oggi Berlusconi) ma il PD fin qui ha escluso categoricamente un’alleanza col PdL; il PD ha preso in considerazione solo un’alleanza col M5S, che però ha escluso di allearsi con chiunque; il M5S chiede per sé il governo ma non spiega né come troverebbe i numeri per la fiducia (è minoranza in entrambe le camere) né soprattutto chi guiderebbe questo governo».

Aggiungete il fatto che, un po' per paraculaggine, un po' per davvero, Renzi è stato o verrà proposto, e ovviamente (e giustamente anche) dirà di no, per non pregiudicare una sua eventuale - sicura- partecipazione come leader del Pd alle eventuali - sicure - prossime vicinissime elezioni vi renderete conto che... che niente... che Napolitano dovrà decidere in fretta, che dovrà decidere da solo, che ha davvero pochissime alternative e che paradossalmente potrebbe trarne vantaggio l'unica forza politica avversa a tutti, ossia il Pdl.

Il disegno chiaro di Berlusconi e i suoi è quello di far passare Bersani e il Pd da irresponsabili, ottenendo il rifiuto alla "grande coalizione" anche dopo essersi dichiarati favorevoli ad appoggiare un governo presieduto addirittura dall'attuale segretario del Pd. 
Sarà Bersani a doversi far carico della colpa di aver portato nuovamente il paese alle elezioni, in una situazione in cui tutti chiedono stabilità.

Il Movimento 5 Stelle è in standby. Sa di essere incapace nel gioco della politica a questi livelli. Ma sa anche che è politicamente più vantaggioso continuare coerentemente sulla strada presa fin qua e quindi restare inflessibili nelle non-alleanze. Male che vada potranno sempre dire "sono tutti uguali, stanno portando l'Italia a fondo con loro".

mercoledì 27 marzo 2013

Stallo alla messicana

Un governo esclusivo del Movimento 5 Stelle sarebbe un'ingiustizia. Che lo accettino o meno sono il terzo partito in ordine di voti, stando alle ultime elezioni, posto che una coalizione con lo stesso programma deve essere considerata come una sola forza politica.

Un governo esclusivo del Partito Democratico sarebbe una prepotenza. Al senato non hanno i numeri per governare, semplicemente perché non sono la forza preferita nettamente sopra ogni altra, stando alle ultime elezioni.

Un governo Pd appoggiato dal Popolo delle Libertà e dalla Lega sarebbe una porcata. Un partito che si dichiara apertamente innovatore e soprattutto onesto non può ovviamente fare accordi, neanche minimi, con un gruppo di persone colpevoli di azioni che in uno stato più abituato alla democrazia sarebbero state considerate sovversive.

Un governo tecnico (bis) sarebbe inutile. Da un lato non otterrebbe comunque la fiducia del M5S (almeno dicono), dall'altro potrebbe "costringere" il Pd a votare insieme al Pdl, condannandolo in misura uguale all'ottenere da B. e compagnia un appoggio diretto.

Quindi, che fare? Sperare in un governo tecnico "a scadenza" che faccia qualche riforma e si chiami fuori dai giochi? E chi se la sentirebbe di dare l'appoggio a questo governo? Grillo e i suoi intansigenti? Bersani, iniseme al Pdl, passando per PDmenoelle e regalando al M5S ciò che desiderano, ossia il "siete tutti uguali"?
Il rischio a questo punto, vista la cecità di chi dovrebbe decidere per il bene comune, è, di nuovo, quello di dover ricorrere alle elezioni, sempre sperando che questa volta possa uscire una maggioranza chiara, che con questa legge elettorale difficilmente arriverà.

E comunque, se invece si andasse alle elezioni, e M5S e Pd decidessero di attaccarsi dandosi rispettivamente la colpa, e se B. dovesse vincere agevolmente, non iniziate a parlare di rinnovi dei passaporti, manifestazioni contro l'uomo delinquente e compagnia cantante. C'è qualcuno che deve ritenersi responsabile.

venerdì 22 marzo 2013

Regole accettate, gioco regolare


Al di là del fatto che comunque il Movimento 5 Stelle non è in effetti stato il partito più votato in assoluto (semmai è stato il più votato tra gli elettori RESIDENTI in Italia) la questione resta comunque facilmente smontabile.

In Italia le regole elettorali dicono che due o più partiti che si presentano alle elezioni con lo stesso programma elettorale e con lo stesso "leader", possono unirsi in coalizione ed essere considerati, a tutti gli effetti, come una sola forza politica - e quindi, indirettamente anche partitica.
Pd e Sel si sono presentati in coalizione? Assolutamente sì. Hanno preso più voti di tutti gli altri partiti singoli o coalizioni? Evidentemente sì. Grillo e il M5S hanno accettato di concorrere con queste regole al "gioco" elettorale? Ancora sì. E quindi dov'è il problema? Perché rivendicano l'essere il partito più votato, quando chi ha votato la coalizione con dentro Pd e Sel, a prescindere dalla preferenza partitica, ha chiaramente votato per lo stesso progetto?


Probabilmete sono solo giochetti, perché il movimento si trova in una situazione di stallo - magari non sa bene come amministrare uno stato, oppure non ha pronti nomi accettabili da porre al governo, oppure ha fatto tilt il blog di Grillo e non riescono ad organizzarsi - e cerca di costringere Napolitano e le altre forze politiche ad addossarsi tutte le responsabilità delle scelte, però resta comunque una tattica ambigua e inutile, da qualsiasi punto la si guardi.

martedì 19 marzo 2013

Se non ti confronti, non rappresenti


Vedendo quello che fanno i “cittadini” del Movimento 5 Stelle si rischia facilmente di lasciarsi scappare dichiarazioni cattive, per quanto risulti insolito e nuovo – che poi rispetto all'innovazione non è nemmeno vero – il loro modo di fare politica e, soprattutto, per il loro modo rapportarsi al sistema.

La conferenza stampa di Roberta Lombardi, capogruppo del movimento alla Camera dei Deputati, è un'altra dimostrazione di rottura rispetto alla politica come la conosciamo da anni a questa parte.
I “cittadini” del movimento non vogliono – non possono - fare interviste, è abbastanza chiaro. Le motivazioni solo le solite. I giornalisti sono di parte, manipolano le informazioni contro il movimento per screditarci, la vera informazione è quella diretta, sul web, dal movimento ai suoi sostenitori, e poi altre banalità da populismo (lo so, è una bruttissima parola, ma tant'è) del terzo millennio.

Quello che non si dovrebbe poter accettare è il loro continuo sottrarsi al confronto con gli altri (intesi non soltanto con altri partiti, ma con l'altro cittadino), che, purtroppo per i grillini, passa obbligatoriamente anche dalle interviste. Sul fatto che i giornali e i giornalisti italiani non siano i migliori, sotto moltissimi punti di vista, si può anche discutere ed essere daccordo. Ma sull'eludere qualsiasi domanda possa essere posta ai centosessantatre "cittadini", no, non c'è da discutere, è una cosa inaccettabile, soprattutto quando si rivendica come propria la totale e assoluta trasparenze.

Quello che i rappresentanti del movimento non vogliono capire è la vastità della componente nazionale che stanno rappresentando, e la complessità della rappresentanza stessa . Stamattina la Lombardi ha giustamente detto che se gli altri partiti non terranno conto dei loro candidati all'ufficio di presidenza, la responsabilità di lasciare fuori il venticinque virgola cinque percento degli italiani, sarà soltanto loro.
Ma questa affermazione vale anche al contrario. Sottrarsi al confronto tramite la stampa e tramite i colloqui diretti con i rappresentanti degli altri partiti, vuol dire sottrarre al confronto tutti i cittadini che fanno parte di quel venticinque virgola cinque percento che hanno votato il movimento.
Il movimento dice di agire per il bene di tutta l'Italia e di tutti gli italiani. Ma come puoi agire per il bene di qualcuno con cui non vuoi parlare e a cui non vuoi far sapere i perché delle tue azioni?

Governare vuol dire anche confrontarsi, mediare tra posizioni diverse, che questo piaccia o meno ai grillini (e a vedere come una parte dei loro votanti si sta esprimendo sui blog, sembrerebbe che almeno la base – a cui il movimento dice di fare solo da cassa di risonanza – sembrerebbe averlo capito)
Senza riuscire mai a sentire nulla di vero e spontaneo uscire dalla bocca dei "cittadini" grillini è normale ipotizzare la loro incapacità, comunicativa e politica, e assimilarli a dei fantocci, buoni soltanto a portare avanti, senza discutere, i diktat di pochi - due - "capi".

Non dialogare con il restante settantacinque percento dell'Italia, restare arroccati sulle proprie posizioni, intransigenti anche nelle minuzie più inutili e ridicole (come il non salutare il “nemico”, ma questo è un attacco facile), rifiutarsi di esporsi alle domande degli altri cittadini che del movimento non fanno parte, non è democrazia, è solo un'arrogante dimostrazione di forza.

lunedì 18 marzo 2013

Perché insultare nove milioni di italiani

Giusto per mettere in chiaro le cose. I peggiori attualmente non sono i grillini, restano sempre i berlusconiani, rimettiamo ordine nelle "preferenze".

Quando Alfano protesta perché l'Annunziata, dicendo che il Pdl è composto da impresentabili, ha insultato nove milioni di italiani non si deve chiedere scusa, si deve dire che quei nove milioni di italiani hanno sbagliato, senza scusanti.
Hanno sbagliato perché hanno votato un partito che agisce in funzione di un uomo soltanto, e che per difendere quell'uomo compie azioni che in altri paesi sarebbero considerate sovversive e causerebbero l'intervento delle forze dell'ordine, magari in assetto antisommossa.

Hanno sbagliato perché votando il partito che hanno votato si sono ancora una voltasi sono lasciati convincere da proposte politiche banali e generiche.

Insultare, etimologicamente, può voler dire semplicemente contro, qualcosa di politicamente molto corretto e giusto, almeno in una politica sana.

Quindi, se quei nove milioni di italiani hanno solo fatto finta di farsi convincere dalle proposte politiche, sapendo che in realtà il disegno del partito era il solito, ossia schierarsi a difesa di un solo uomo e di un solo - malato - disegno d'Italia, possono - devono - essere insultati perché hanno anteposto il loro fondamentalismo alla politica. E quindi io voglio essere apertamente contro quei nove milioni.

Se quei nuove milioni di italiani, invece, hanno trovato le proposte del Pdl valide politicamente, possono - devono - essere insultati perché ingenui, o ignoranti, per dirla bene. E anche qui, non desidererei altro che essere contro la loro ignoranza.
Dovrebbero spiegare quale proposte hanno trovato lodevoli di fiducia. I vaghi accenni alla riduzione della pressione fiscale per rilanciare l'economia? La restituzione dell'IMU? L'antieuropeismo, rispetto alla comunità europea come istituzione, mascherato da "rafforzamento dell'Italia in Europa?

Dunque sì, se dire che un esponente del Pdl non può essere candidato alla Presidenza della Repubblica, perché quel partito è impresentabile, equivale a insultare nove milioni di italiani, dovremmo essere tutti contenti di aver trovato qualcuno da insultare legittimamente.

domenica 17 marzo 2013

Un passo avanti, un passo indietro


Le elezioni di Laura Boldrini e Piero Grasso sono un avvenimento importantissimo. E, ovviamente, il Movimento 5 Stelle può a ragione prendersi gran parte dei meriti. Molti, compreso me, sono convinti che senza la "rivoluzione" portata avanti dai "cittadini" del movimento, difficilmente avremmo avuto due facce così nuove alle presidenze.

E allora perché accusare chi, da dentro il movimento, ha votato Grasso di tradimento? L'intento del M5S non è quello di disarticolare la vecchia politica di casta? L'intento non è quello di proporre un  volto della politica nuovo, per restituire la democrazia ai cittadini?
E allora, dov'è il problema nel voto di ieri? Cosa c'è di più democratico e lontano dalla casta di un procuratore antimafia e di una donna che ha passato la sua vita a combattere per i pari diritti degli esseri umani? 
Sulla pagina facebook di Beppe Grillo campeggia la scritta «l'onestà andrà di moda». Cosa c'è di più onesto che votare due persone che possono essere equiparate al principio di onestà?

Se l'intendo del movimento è quello di migliorare la politica, di rimettere al centro la società, i deputati che ieri hanno votato diversamente dalla "decisione" della loro assemblea stanno adempiendo perfettamente l'incarico loro affidato da chi li ha votati.


Se a questo si aggiunge poi che il voto a Grasso è stato un voto all'antimafia, Grillo o chi per lui deve farsene una ragione. Chi è siciliano, o meridionale, in una situazione del genere ha L'OBBLIGO di esprimere un voto etico. E' obbligato a scegliere da che parte stare, e se moralmente è un esponente di quel sud buono che tanto si ricerca, non può che votare come ha votato, a prescindere dagli "ordini" ricevuti - senza dimenticare che la proposta dell'altra parte era Renato Schifani.

sabato 9 marzo 2013

La Banca Centrale Europea operi anche politicamente


Fitch declassa l'Italia e di nuovo tutti sono allarmati. L'economia non va, la colpa è della politica instabile, da vent'anni non cresciamo più, ecc ecc.

Ora, c'è da dire che il "nostro" Draghi ha già parlato contro le agenzie di rating, davanti ai Pm di Trani durante l’indagine su Moody’s, ad esempio, dichiarando che bisogna fare a meno delle agenzie private, altamente carenti e discreditate e dichiarando in più circostaze la necessità di puntare sulla costituzione di un'agenzia europea.
Il problema, se così si può chiamare, è che da anni si assiste ad attacchia oratori alla Fitch, a Moody's e Standard & Poor's, senza però andare mai oltre a degli sterili richiami sul non fidarsi delle agenzie, in quanto privare e portatrici degli interessi dei privati.

Ma questi attacchi verbali bastano per mantenere la fiducia degli investitori? Ovviamente, come spesso si capisce dalle aste post-declassamento, no - o comunque. La nascita di un'agenzia centralizzata governata dall'Unione sicuramente ridimensionerebbe il ruolo delle altre tre grandi sorelle private. Ma intanto, sarebbe sbagliata una presa di posizione più forte da parte dei Governi statali, da parte dell'Unione Europea tutta e da parte della Banca Centrale Europea?

Nell'attesa della creazione di questa stupenda agenzia europea, mi piacerebbe vedere un Mario Draghi dichiarare direttamente che le agenzie private sono esclusivamente macchine per garantire molto denaro a poche entità - private. Sentirlo dire che ogni loro azione è controllata e mira semplicemente a garantire a quei pochi - privati - un guadagno. E mi piacerebbe sentirgli dire che chi - privati - si fida delle agenzie farebbe bene a non intrattenere rapporti con l'Unione e i gli Stati membri, perché può solo fargli del male.
Mi piacerebbe vederlo smontare le agenzie, attaccarle senza essere moderatamente banchieri, assumersi un ruolo politico, che un'entità grossa come la Banca Centrale avrebbe il dovere di prendersi in misura ancora maggiore di oggi.
Questo mi farebbe sentire anche molto più europeo.

Sarebbero solo parole e magari anche poco - molto - veritiere, ma non sono in fondo parole anche i declassamenti, gli outlook e le valutazioni delle agenzie ( parole infarcite di dati, ma usate comunque per convicere sulla base della retorica della loro infallibilità)?

mercoledì 6 marzo 2013

Niente nuove primarie

Lo riscrivo ancora una volta in cima, per essere chiaro. Non sono, e difficilmente potrò mai essere, renziano. Ritengo che ci siano strade - in economia in particolare - migliori di quelle consigliate dal sindaco di Firenze. Però, se questo presunto governo di minoranza fallisse è lui che deve prendere, o meglio e a lui che devono essere cedute, le redini del Partito Democratico.

Non so quanto sia strategico il suo dichiarare la volontà di andare alla guida del partito soltanto in seguito a nuove primarie, ma sarebbe la strada sbagliata, anche se le primarie come concetto sono giustissime.
Il fatto che probabilmente, vista la situazione, dovrebbe vincerle a mani basse non è importante.
Molti nella sinistra italiana dicono spesso di ispirarsi, o che ci si dovrebbe ispirare, ai laburisti inglesi. Per una volta si dovrebbe invece guardare sì all'Inghilterra ma dalla parte opposta, verso il partito conservatore e verso Cameron.

I conservatori, che erano arrivati ai minimi storici (che comunque per una politica come quella non equivalgono a prendere il 20%, ma molto di più), trovandosi nella condizione di non avere più niente da perdere hanno deciso di lanciare il "trentenne", e vedere come sarebbe andata. Ovviamente il "trentenne" ha vinto ed è ancora là a governare.

Adesso, il PD non è nelle condizioni quasi disperate del Tory Party qualche anno fa, però assegnare di "ufficio" a Renzi, in un eventuale prossimo - immediata o tra qualche mese/anno - impegno elettorale, la guida del partito sarebbe un segno molto forte che metterebbe in risalto sia il forte intento, già per altro presente, di rinnovamento, sia l'unità del partito verso la direzione di un intento comune, una volta tanto cercando di non concedere la ribalta alle varie, solite, diatribe intere che fanno tanto prima Repubblica.

Poi sperò fortemente che Bersani possa portare a termine il proprio programma dichiarato oggi, magari spinto da quella parte grillina che veramente vuole il rinnovamento, in positivo, della politica italiana.

martedì 5 marzo 2013

Polpette grilline...

Tra pochi giorni 150 e più neo parlamentari del Movimento 5 Stelle entreranno a tutti gli effetti in parlamento. Una volta lì, nell'assemblea parlamentare, sono sicuro - almeno per una buona parte del mandato, sempre che duri abbastanza (ne dubito) - si muoveranno come un corpo compatto. Fedeli a quello che hanno (ha) dichiarato durante tutti questi mesi, senza incertezze. Porteranno avanti le proprie idee "rivoluzionarie" senza cercare troppi compromessi con le altre forze politiche, che da parte loro se appoggeranno il movimento lo faranno controvoglia, per non prendere ulteriori sberle.

In questo ambito il movimento sarà controllato - realmente controllato, vista anche la pubblicità di tutte le riunioni parlamentari (Rai Parlamento, per dirne una facile) - da tutti i suoi elettori, i suoi simpatizzanti e avversari, che coglieranno la palla al balzo nel caso di un qualsiasi inghippo utilizzabile contro Grillo e i suoi. Saranno gli osservati speciali della nazione e, secondo me, in situazioni di riunione assembleare "sorvegliate" non commetteranno passi falsi eclatanti.

Quello che si dimentica facilmente è che le attività di un parlamento non si esauriscono nella sua natura, appunto, assembleare. Alcune delle principali funzioni delle camere si svolgono, ad esempio, in commissioni, tutt'altro che pubbliche. Queste sono organi rappresentativi nettamente più piccoli di quelli da cui "dipendono", e nettamente più chiuse verso l'interno. In questa circostanza vengono fatte valere in modo molto più distinto quelle caratteristiche tipiche della casta.

Ristretti gruppi di politici, che parlano con linguaggio politico, di argomenti strettamente politici, spesso lontanissimi da quelli a cui gli eletti del movimento possono essere interessati, per lo meno in prima battuta e sempre stando a quello che loro (lui) stessi dichiarano.
In queste circostanze la politica in senso ampio è al centro dell'agire quotidiano. In questi piccoli gruppi di individui valgono fortemente le appartenenze di ceto, la condivisione - formale - dell'esperienza politica, il sentirsi parte di una stessa categoria, ritenuta privilegiata da chi gli appartiene.

In queste circostanze diventa evidente il vantaggio del "politico di professione" che è educato a questo vivere quotidiano. Questo, sviluppa una forma ed un linguaggio che gli permettono di sostenere la pressione e il confronto con gli altri amministratori della cosa pubblica.
Ai grillini questa formazione manca - per lo meno a molti di loro, alcuni, come il nuovo capogruppo del Senato, sembrano già avvezzi ai modi istituzionali. L'appartenenza politica, quella partitica in questo caso, aiuta a elaborare sia una retorica tipica della res pubblica, sia una maniera tipica della politica (oltre a foggiare determinate visioni del mondo, giuste o sbagliate che siano). Il deputato a 5 stelle, a diretto contatto con il politico navigato dall'attività o istruito dal partito, è mancante. Manca della capacità di dibattere, di regger testa al politico di partito (e a tutta la casta quando, verosimilmente, gli si coalizzerà contro), non tanto per la pochezza delle sue idee - vaghe ma spesso valide - , quanto per la sua incapacità di far pesare le sue credenze quanto quelle dell'altro, anche soltanto per la minore capacità oratoria o carismatica - più importanti di quanto si possa credere nella politica odierna. Manca appunto della capacità politica, che nei D'Alema, nei Letta, nei Veltroni, viene vista come un fardello da lasciarsi alle spalle (e negli esempi citati va anche bene). E' la politica stessa che addestra a fare politica - e, appunto, il fare politica non si esaurisce nel decidere, nel votare, che è soltanto l'ultimo tassello di un processo lungo e pesante.

A chi manca una lunga “militanza” politica, manca anche un forte sentimento di lealtà, tipico delle ideologie partitiche, in passato più che adesso ma ancora fortemente presente. E' proprio questa ideologia a impedire al politico di andare contro il proprio partito, portatore degli stessi sentimenti e idee ormai imparate – nei fatti dovrebbe essere proprio l'ideologia a legare il politico al partito e consentire a questo di avere i voti necessari per portare avanti i propri progetti.

Al grillino a questo punto possono accadere due cose. Può, nel caso peggiore, non riuscire a sottrarsi al potere affascinante della politica e dei suoi meccanismi, diventando a tutti gli effetti come quegli esseri che ha odiato fino al mese prima - magari seguendoli pure nei loro orrendi partiti, e qui qualche maligno dirà sicuramente che sono stati quei tot mila Euro in più a convincerli, malpensanti! (anche se è ormai notizia il fatto che una cospicua parte di denaro “pubblico” lo prendono comunque) - oppure, nel migliore dei casi (migliore dei casi per la nazione), può essere ridotto in polpette e diventare un addobbo parlamentare in balia degli eventi, andando lentamente verso la fine.

Che poi sono soltanto teorie vaghe e fantasiose, e quelli del Movimento avrebbero tranquillamente tutti i mezzi per resistere. Basterebbe guardare ai Radicali e a come hanno resistito legislatura su legislatura nel corso degli anni. Anche se, in effetti, quello è un partito, per di più con una forte ideologia, e contento di averla...

domenica 3 marzo 2013

Per chi ancora crede che Renzi e Berlusconi siano la stessa cosa

Premessa necessaria, per non passare da renziano: Matteo Renzi politicamente non mi piace. Una larga parte del suo programma per le primarie non mi piaceva. Se mi avessero costretto ad andare a votare per le primarie, piuttosto, avrei votato il compagno Br1 (Tabacci). Detto questo, da giorni prima delle elezioni, una volta deciso che l'unico partito da votare era il PD, avrei assolutamente preferito Renzi alla guida della coalizione.

Si sa che Renzi è indigesto alla sinistra italiana. E' indigesto perché la nostra concezione di sinistra è ancora ben lontana da quella portata avanti dal sindaco di Firenze, che resta comunque indubbiamente di sinistra. Una sinistra "europea" o "anglosassone" dicono alcuni. Una sinistra semplicemente moderna, dico - dal mio piccolo - io.

L'accusa che più di tutte gli è stata mossa è quella di essere IL nuovo Berlusconi, accusa sostenuta in larghissima parte dalle simili capacità di dialogo, nei modi e in parte nei mezzi, dei due politici con gli elettori.
Ma le similitudini finiscono qua. Lo si vede chiaramente guardando la biografia dei due, i loro programmi, il loro modo di operare in politica.

Per rendere visibili le differenze, adesso, dopo le elezioni, può essere utile guardare all'elettorato di riferimento dei due politici.
L'elettorato di Berlusconi è adulto, politicamente e socialmente poco partecipativo, poco istruito e poco informato, ha nei media televisivi (e in minima parte nei quotidiani) la base delle interpretazioni della realtà ed è sostanzialmente maggiore nelle regioni del sud.
L'elettore di Renzi - o quantomeno, vista la sua assenza da queste elezioni nazionali, quello a cui si rivolge, l'elettore potenziale, il simpatizzante - è giovane, più equamente distribuito sul territorio nazionale, più attivo politicamente (ma soprattutto socialmente), maggiormente istruito ed informato e utilizza internet come principale fonte di informazione. 
Anche se sono delle approssimazioni sommarie può risultare abbastanza facile verificarle, magari ricordando le dichiarazioni, molte delle quali hanno fatto apparire Renzi come un uomo di "destra", che un po' tutti gli interessati alla politica si trovarono a fare alla vigilia delle primarie del centrosinistra (ad esempio lo spunto per questo post mi è venuto riosservando le opinioni dei mie contatti di Facebook), oppure controllando le varie, vecchie, ricerche che da anni cercano di studiare il comportamento elettorale dei pidiellini.

Vista la situazione odierna da questa prospettiva, l'elettorato - potenziale - di Renzi, più che avvicinarsi al votante del PDL (comunque considerato, a torto per la competizione elettorale, da sinistra come un appestato da cui stare alla larga) , sembra sovrapporsi ai votanti del Movimento 5 Stelle.
Come il giornale online Linkiesta - qui - mette chiaramente in evidenza, una cospicua parte dell'elettorato giovane è stata assorbita da Grillo e dal suo movimento.

Anche se a posteriori sembra un'analisi facile da effettuare, una candidatura di Renzi avrebbe sicuramente reso molto più difficile al M5S farsi spazio tra i giovani, sia per il modo simile di utilizzare internet come strumento di propaganda - in prima persona, almeno sembrerebbe, Grillo, maggiormente attraverso i propri "militanti" Renzi - sia vista anche la condivisione di una serie di posizioni tra il programma di Renzi e quello di Grillo/Casaleggio.

Come al PD sia mancata la visione di una situazione così palese, decidendo anche di non utilizzare il politico toscano al massimo delle sue possibilità durante la campagna elettorale, resta un enigma (forse neanche troppo difficile da risolvere).